Emilio Vedova

Emilio Vedova nasce a Venezia nel 1919 ed inizia ad essere affascinato dalla pittura quando è ancora bambino; ama osservare i pittori che lavorano in piazza San Marco, e a fine giornata raccogliere le puliture delle loro tavolozze per avere del colore con cui dipingere, anche se senza pennelli, ma con le dita. Ad undici anni inizia a lavorare, dapprima in una fabbrica di decorazioni a smalto, poi per un fotografo e per un decoratore. Approda alla pittura da autodidatta, eseguendo schizzi e disegni sin dalla giovane età. Dopo un soggiorno a Firenze, tornato a Venezia, riesce ad ottenere uno studio dalla Fondazione Bevilacqua-La Masa, che si occupava e occupa tutt’ora di promuovere l’arte contemporanea a Venezia. Dal 1944 partecipa alla Resistenza contro il nazifascismo.

Dal 1946 inizia ad usare la tecnica del collage, esegue sperimentazioni con la materia e realizza dipinti in cui segni e colori creano delle strutture geometriche precise. Queste composizioni si complicano man mano che lo stile di Vedova evolve.

CONFRONTA le due opere di Vedova Natura morta sul mare (1946-47), Roma, Galleria nazionale d'arte moderna e Lo stregone (1948), Savona, Collezione d'arte Sandro Pertini, e aggiungile alla tua galleria di immagini.

Noti delle differenze fra le due opere?

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Il gruppo di Corrente e Oltre Guernica

Dal 1942 entra nel gruppo milanese di artisti Corrente, dove conosce intellettuali ed artisti come Renato Birolli e Renato Guttuso. Nel 1946 vede a Milano una fotografia della famosa opera di Picasso Guernica, realizzata nel 1937 dopo che, durante la guerra civile spagnola, degli aerei nazisti, in un attacco non rivolto ad obiettivi militari, avevano raso al suolo la cittadina basca di Guernica, provocando centinaia di morti. Fu il primo caso nella storia in cui dei bombardamenti aerei coinvolsero dei cittadini, che sarebbero diventati frequentissimi durante la Seconda Guerra Mondiale. Vedova, che dal 1944 partecipa alla Resistenza contro il nazifascismo in Italia, che porterà alla liberazione dai nazisti tedeschi della penisola nel 1945, rimane fortemente colpito dall’opera di Picasso, nella quale erano espressi gli orrori della guerra e rappresentate le sue vittime inermi. Era convinto che l'arte dovesse avere un contenuto politico e che l'artista non dovesse essere una figura separata dal suo tempo, ma intensamente inserita nella storia contemporanea, partecipe di rivolgimenti politici, culturali e sociali.

Guernica fu un punto di riferimento anche per molti artisti italiani dal 1946, anno in cui viene stilato un manifesto intitolato Oltre Guernica, con l’obiettivo di sottolineare la necessità di un impegno politico in arte, testimone della storia contemporanea.

LEGGI i primi due capoversi del Manifesto del realismo di pittori e scultori (Oltre Guernica)

CERCA l'opera di Picasso Guernica, aggiungila alla tua galleria di immagini e ricerca delle informazioni in più sull'opera su studenti.it. Scrivine una breve descrizione nel tuo quaderno di lavoro.

Il Fronte Nuovo delle Arti

Nel 1946 nasce il Fronte Nuovo delle Arti, fondato da dodici artisti italiani attivi in quegli anni, tra cui Vedova e il già citato Guttuso. Il gruppo propone, come gli artisti che avevano pubblicato il manifesto Oltre Guernica, un’arte dal forte impegno politico, un'arte dal respiro internazionale, rinnovata dopo il disastro della Seconda guerrra mondiale.

Vedova partecipa alla prima mostra del gruppo alla Galleria La Spiga di Milano nel 1947, che non riscuote molto successo. Il Fronte si scioglie dopo solo due anni a causa di contrasti interni, che riflettono la polemica artistica che si svolge a livello nazionale: gli artisti sono divisi in due schieramenti, arte figurativa e arte astratta. Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista italiano, di cui molti artisti del Fronte fanno parte, ritiene che l’arte astratta sia incapace di rappresentare il partito, e si schiera dalla parte dell’arte figurativa. Un’opera astratta di Vedova, Uragano, fu ritenuta proprio da Togliatti inadatta a comunicare gli ideali del partito, che prediligeva, appunto, l’arte figurativa. Come Togliatti, il pittore Renato Guttuso era convinto che l’arte figurativa e realista fosse lo strumento più adeguato per rappresentare la storia contemporanea, e che fosse più semplice da comprendere per il pubblico; l'arte astratta, al contrario, non avrebbe comunicato alcun contenuto.

Durante la riunione che decretò la fine del gruppo Vedova pronunciò parole significative:

“è inutile che i partiti vogliano giocarci l’anima ponendoci il dilemma ‘astrattismo e realismo’ "(tratto da F. Serni, “ È morto ragionando il Fronte Nuovo delle Arti”, in Corriere lombardo, Venezia, 11-12 marzo 1950)

Infatti secondo Vedova la contrapposizione fra astrattismo e realismo è inutile: l’artista deve ascoltare solo sé stesso e le proprie esigenze espressive. Scrive:

"Il libero linguaggio astratto è forse oggi il solo mezzo per l’espressione di quei sentimenti che non possiamo comunicare altrimenti" (scritti di Vedova, 1954)

CERCA l'opera Uragano (1948), aggiungila alla tua galleria di immagini e fanne una breve descrizione sul quaderno di lavoro.

Il Gruppo degli Otto

Ancora agli inizi degli anni Cinquanta, quando artisti che avevano partecipato a Corrente e al Fronte Nuovo, insieme ad altri, fondano il Gruppo degli Otto, la polemica fra figurativo e astratto è assai viva. La questione non riguarda più, però, la trasmissione di contenuti politici, ma piuttosto una scelta estetico formale: sempre più impegnati politicamente, gli artisti scelgono una linea in base alle loro predilezioni. Il Gruppo ha una posizione anti-realista e anti-figurativa, ed è questa la ragione per cui Vedova vi si unisce.

Grazie al critico d'arte Lionello Venturi e ai suoi contatti con gli Stati Uniti, gli Otto riescono a costruire una rete di rapporti internazionale, ma nonostante ciò il gruppo ha breve durata, tanto che nel '54, dopo solo quattro anni, si scioglie. Per Vedova, che negli anni seguenti preferirà una ricerca di tipo individuale, sarà l'ultima esperienza all'interno di un gruppo o movimento artistico.

Intorno al 1950 lo stile di Vedova diventa meno geometrico e più spontaneo. L'artista scrive:

"Sento rompersi il ghiaccio in me. Alla fine del 1950 passo una crisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominante nei miei quadri e cerco [...] una maggiore spontaneità" (Emilio Vedova nel 1960)

In questo periodo inizia a creare dei cicli di opere, come il Ciclo della natura, il Ciclo della protesta e Scontro di situazioni, in cui progressivamente elimina la griglia geometrica delle opere astratte precedenti. Vedova usa una pennellata molto ampia, corposa ed energica, che rende la forza del gesto, la sua azione; la sua tecnica, molto personale, vuole esprimere la coscienza di sè, la forza dell'azione della pittura, lo scontro dell'artista con la tela. Nonostante in apparenza le opere di Vedova possano sembrare espressione spontanea, poco ponderata, immediata, l'artista non rinuncia a progettare con lunghe riflessioni ogni su opera:

"Niente è facile per me, la mia mano non si muove senza mesi di studio preparatorio, senza un continuo approfondimento della coscienza" (scritti di Vedova)

COMPLETA la biografia di Emilio Vedova, aiutandoti con i due link

http://www.fondazionevedova.org/emilio-vedova/note-biografiche-essenziali

https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Vedova